INTERVISTA AL PROCURATORE GENERALE ANTONIO MARUCCIA - 17 Luglio 2023 - Ugento (LE)
- Avvocato Libera Francioso
- 22 lug 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Il 17 Luglio 2023 ho avuto l'onore di intervistare il Procuratore Generale della Repubblica, Dott. Antonio Maruccia, durante un incontro organizzato nell'ambito del Progetto Col...Laboratori Controcorrente, POR Puglia 2014-2020 Avviso pubblico n. 2/2017 “Cantieri Innovativi di Antimafia Sociale” di cui sono partner il Comune di Ugento, la Cooperativa sociale Jonathan e il CPIA di Lecce. Il Progetto è finalizzato alla valorizzazione degli immobili confiscati presenti sul territorio e al reinserimento lavoratori di soggetti svantaggiati.
Da oltre 10 anni, la Cooperativa Jonathan, rappresentata dalle dott.sse Francesca De Nuccio e Adriana De Giorgi, gestisce un bene confiscato alle mafie, sede della casa famiglia Jonathan che offre assistenza e alloggio a donne, madri in difficoltà e minori.
Ho collaborato con loro al progetto, tenendo le lezioni dedicate all'antimafia sociale. In particolare. all'esito del percorso alcuni partecipanti sono stati inseriti nella Cooperativa di Comunità di Ugento e sono impegnati a lavorare in un campo estivo presso una villetta confiscata alle mafie.
Dal primo momento in cui le amiche Francesca ed Adriana De Giorgi mi hanno chiesto di individuare un ospite per parlare di beni confiscati alle mafie, il mio primo ed unico pensiero è caduto sul Procuratore Generale Maruccia che, tra i tanti incarichi che ha espletato lungo la sua brillante carriera, annovera quello di docente universitario presso l'Università degli Studi del Salento.
Antonio Maruccia, infatti, è stato mio professore, nonchè relatore della mia tesi in "Legislazione Antimafia", primo corso sull'argomento attivato nelle università d'Italia.
Da allora porto nel cuore gli insegnamenti del professore che ci ha sempre tenuto a ribadire l'importanza dell' "antimafia sociale", imprescindibile strumento di lotta alle mafie che si affianca all'operato encomiabile della magistratura e delle forze dell'ordine.
“La presenza sul territorio della criminalità organizzata non è un fatto superato anche se noi oggi ci confrontiamo con una realtà della criminalità organizzata anche di stampo mafioso che ha un approccio diverso da quello di 30 anni fa. Punta sempre a far valere l’intimidazione e la sopraffazione che priva il cittadino dei suoi diritti essenziali però con forme di condizionamento sempre più soft aggredendo le nostre realtà dove c’è più denaro come il settore del turismo e gli appalti della pubblica amministrazione. Anche se il core business rimane sempre il settore della droga (marijuana e cocaina) sollecitato da una crescente domanda. E soprattutto è una criminalità che reinveste nell’economia lecita”.
Con riferimento ai minori, soprattutto nel tarantino, si registra "una maggiore propensione a delinquere che denota una perdita di valori. Situazioni di disagio economico che spingono facilmente questi ragazzi ad una scelta strutturata verso forme di criminalità rispetto al quale lo strumento repressivo non basta”.
“La mafia e la criminalità organizzata la sconfiggi nel momento in cui non dai alla mafia la possibilità di offrire strade alternative”.
Nella lunga intervista, il Procuratore ha sottolineato l’importanza della confisca dei beni la sola in grado di infliggere un duro colpo alle organizzazioni mafiose nonché “l’uso sociale di questi beni intesi come strumenti di crescita del territorio per dare un segnale che la mafia non è invincibile”. Ha messo in evidenza le criticità della gestione dei beni confiscati “il riutilizzo dei beni confiscati è una cosa di particolare difficoltà. La storia dell’Italia in questo settore non è una storia fatta sempre di successi ma è una storia fatta di impegno e di consapevolezza dei punti deboli delle nostre attività”. Raccontando la sua personale esperienza come Commissario Straordinario dei beni confiscati, ha dichiarato che tante volte si verificano situazioni in cui è proprio difficile sottrarre quei beni dal possesso dei precedenti proprietari che, sfruttando le falle del sistema, difendono le proprie ricchezze.
Alla domanda se l’istituzione dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati abbia o meno migliorato la situazione ha risposto “La chiave di volta nella gestione dei beni confiscati non è la mera individuazione di un organo centralizzato ma la cooperazione tra i vari enti locali coinvolti (Regione e Comuni) come il bando Libera il Bene”. Molto poi dipende dalla sensibilità di ciascun Comune anche se oggi i bandi della regione sono più puntuali e aiutano i Comuni a destreggiarsi descrivendo al loro interno il percorso da svolgere in collaborazione con il Terzo Settore. “Non è tanto intercettare un finanziamento quanto proporre un progetto che abbia una sostenibilità economica e che risponde alle concrete esigenze del territorio”.
Messo al corrente dell'iniziativa del Comitato Intercomunale per la legalità di richiedere a 13 amministrazioni del basso Salento l'intitolazione di luoghi simbolici ad Angelica Pirtoli, Antonio Montinaro, Renata Fonte e Peppino Basile, riconosciuti da Libera vittime innocenti di mafia, il Procuratore ha risposto "Quando si parla di criminalità mafiosa bisogna non andare molto lontano con le parole e con le idee. Per parlare di criminalità uno deve dire: Angelica Pirtoli. Che cos'è la criminalità? La criminalità è un criminale che ha ucciso una donna insieme alla sua bambina che non era morta subito ed è tornata e l'ha uccisa prendendola per il piedino e sbattendole la testa sul muro. Questa è la criminalità. Dove? In Sicilia? No. Qui da noi.
Allora, già dai l'idea del livello di queste persone.
Io sono solito citare da un lato Angelica Pirtoli e dall'altro Renata Fonte: l'impegno di una persona che avrebbe fatto il suo dovere da consigliera comunale e che per mire personalistiche e mafiose viene fatta fuori.
L'aspetto simbolico di queste intitolazioni è fondamentale ma ritengo che questa attività vada sempre accompagnata l'azione di quei comuni che hanno una sensibilità a realizzare opportunità per dare lavoro e servizi per essere presente rispetto alle esigenze del cittadino. Quella è l'antimafia che conquista anche i giovani agli ideali che poi non sono più tanto ideali perché si riempiono di concretezza".
Infine, alla domanda "Perchè ha deciso di fare il magistrato? Tornando indietro, rifarebbe la stessa scelta?" ha risposto:
"Io ho fatto il magistrato perché sin da ragazzo avevo la speranza di cambiare il mondo. All'epoca si ragionava così non solamente alla propria vita. Quindi ho fatto gli studi universitari con l'idea di fare il magistrato. Il nostro è un mestiere bellissimo, indipendente che richiede doti di responsabilità soprattutto per chi fa il pubblico ministero perché bisogna capire che dietro le nostre scelte ci sono le vite delle persone e che noi abbiamo un bisturi molto più pesante del bisturi del chirurgo perché per ogni atto che facciamo determiniamo la libertà delle persone.
Sì rifarei questa scelta. Fra tutte le esperienze che ho fatto quella dell'università è stata una parentesi di grandissima soddisfazione di aver fatto una cosa bella ed utile per tanti miei studenti. Abbiamo costruito. L'avvocato Libera Francioso è una delle dimostrazioni di quanto abbiamo costruito: è un valentissimo avvocato che mantiene questo approccio alle cose della vita con le lenti dell'entusiasmo giovanile".
Potete vedere il video integrale dell'incontro cliccando sul seguente link
Leggete l'articolo del 18.07.2023 de L'Edicola del Sud

















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